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  • 04 agosto 2005 - KABUL L’ITALIA SVOLGE UN RUOLO IMPORTANTE SU PIU’ FRONTI, CON PROFESSIONALITA’ E SENSIBILITA’. Biscardini incontra la Bonino

    “ E’ stato per me un onore partecipare alla missione del Governo e del Parlamento italiano nei giorni scorsi a Kabul in occasione del passaggio all’Italia del comando della missione Nato denominata Isaf (International Security assistance force) alla presenza del Presidente afgano Hanid Karzai. Una cerimonia semplice, nel campo di calcio della base militare, alla presenta del Ministro degli Esteri Fini, del generale Back Comandante Nato e di molte altre autorità militari in rappresentanza dei 36 paesi che compongono il contingente militare della missione Isaf. Karzai si è complimentato con i nostri militari e ha ringraziato il generale Mauro Del Vecchio per tutto quello che potrà fare per rafforzare la democrazia del paese. Ha ricordato il sacrificio dei “vostri figli per difendere e rendere migliore la vita dei nostri figli”. E non un caso. Il comando italiano della missione cade nel semestre nel quale si terranno le elezioni parlamentari che rappresentano per l’Afghanistan una svolta. Una data, quella del 18 settembre, che potrà segnare un passo decisivo nel processo di normalizzazione del paese. Una data storica, dopo quasi trant’anni di guerra continua. Dal giorno in cui nel 1979 le truppe sovietiche invasero il paese, l’Afghanistan ha dovuto sopportare il regime e la lotta di resistenza antisovietica fino al 1992 e dopo i drammi della guerra civile fino all’arrivo dei talebani sostenuti dai pakistani nel 1996. Ma nonostante le speranze della popolazione anche i talebani non portarono pace e ricostruzione, anzi il loro regime oscurantista scatenò nuova resistenza e nuovi conflitti. Fino al novembre del 2001 quando intervengono i militari americani con l’operazione Enduring Freedom e quando la risoluzione dell’ONU del dicembre dello stesso anno autorizza un dispiegamento delle forze Nato nell’area di Kabul. Tutto, per quanto ci riguarda parte da li, la missione militare si è andata via via espandendo ed ha allargato la sua area di influenza su una parte sempre più vasta del paese. Solo la parte sud-est dell’Afghanistan, quella al confine con il Pakistan e ancora più pericolosa rimane oggi sotto il controllo americano, anche se è già previsto il progressivo ritiro delle truppe americane per sostituirle con le forze multinazionali Isaf.” “Rincontriamo il generale Del Vecchio al briefing, che ci spiega il significato della missione, le caratteristiche, i problemi e le difficoltà. I militari italiani sono ad oggi circa 1900, se ne aggiungeranno altri 300 alla fine di agosto, saremo 2200 su un totale si circa 10000. Gli americani di Enduring Freedom sono invece circa 18000. Ai compiti che già assolviamo, di sicurezza soprattutto, ci spiega Del Vecchio, dovremo garantire lo svolgimento regolare delle elezioni parlamentari. Elezioni che saranno probabilmente ostacolate dagli integralisti. Anzi le elezioni potranno essere un ulteriore motivo perché ex talebani e terroristi si facciano sentire di nuovo e con maggiore virulenza. Ma il processo democratico deve andate avanti. Non dimentichiamo che attualmente il governo Karzai non controlla tutto il territorio afgano e la presenza di molte etnie, in totale 51, complica il processo di costruzione di una unica identità nazionale. L’Afghanistan è un paese complesso, si calcola che ci siano ancora 1800 gruppi armati con 129000 uomini pronti a sparare. In alcune province i signori della guerra tendono ancora a controllare il territorio e controllano soprattutto la produzione e il traffico della droga. L’Afghanistan produce l’85% dell’eroina mondiale e non bisogna sottovalutare che le coltivazioni di papavero sono spesso l’unica attività di sostentamento della popolazione. Da qui si capisce l’importanza di un intervento multinazionale su fronti diversi, militari, economici, educativi, di sostegno alle istituzioni locali, in grado di coinvolgere sempre più un diverso sviluppo, in una fase che da già, anche se piccolissimi, segni positivi.di crescita”. “Al briefing interviene Emma Bonino arrivata a Kabul quindici giorni fa per incarico dell’Unione Europea alla quale è stato assegnato l’incarico di coordinare il lavoro degli osservatori internazionali per le lezioni del 18 settembre. Ci spiega il suo lavoro e i problemi pratici, ma complessi che dovranno affrontare adesso e dopo il voto. Si tratta di garantire il diritto di iscrizione ai candidati e il diritto di voto al maggior numero di cittadini possibili. Ma ci sono difficoltà logistiche. Luoghi sperduti sulle montagne, difficoltà di raggiungerli, difficoltà di installare dove si può almeno 6000 seggi elettorali..Sia le cabine elettorali che gli elettori saranno raggiunti con ogni mezzo, quello alla fine più utilizzato nelle zone di montagna sarà il mulo. La legge elettorale è strana. Non ci sono partiti, ma solo candidati individuali. Che verranno eletti in rappresentanza delle province. Le province sono 34, eleggeranno 240 deputati di cui 68 donne, in rapporto di due per ogni provincia. Ad oggi per 240 seggi ci sono iscritti 2500 candidati circa. Tutti possono candidarsi basta raccogliere 300 firme e versare 200 euro. Ogni giorno ci sono problemi. Bisogna garantire a chi vuole essere candidato che lo possa fare. Che non sia depredato prima di arrivare presso le autorità a consegnare firme e soldi. Tre candidati nei giorni scorsi sono stati uccisi. Talebani e narcotrafficanti ostacolano il processo di democratizzazione, in alcune zone al confine con il Pakistan non sarà facile organizzare i seggi. Molti non potranno votare. “Controlleremo che non ci siano brogli – dice la Bonino - ma che soprattutto una persona non voti più di una volta”. Non dimentichiamoci in Afghanistan non c’è ancora un’anagrafe nè tanto meno delle liste elettorali. Si userà il metodo nell’inchiostro indelebile nel quale chi vota sarà obbligato ad intingere l’intera falange del dito indice. Nonostante mille difficoltà, la macchina non si ferma. Emma Bonino, che sprizza energie da ogni poro, non nasconde la soddisfazione di rappresentare l’Europa in occasione delle prime elezioni parlamentari e locali del Paese e l’Italia oltre al controllo militare oggi ha così il comando di un´altra missione importante.” “Al Camp Invicta, in un´altra zona di Kabul, prima di visitare il “Cimitero” dei carri armati sovietici lasciati sul territorio dopo il ’92, incontriamo i nostri militari. Si parla con loro, della loro esperienza. Incontro il capitano del PRT (Provincial Reconstruction Team) di Herat, missione guidata anch’essa dall’Italia dal 3 marzo scorso, prima era sotto il comando americano di Enduring Freedom. Il PRT è composto da una parte militare e da una parte civile che garantisce i rapporti con le autorità locali e segue i progetti di sviluppo riguardanti questa area occidentale del paese, al confine con l’Iran. Anche in questa regione i militare svolgono un lavoro di democratizzazione delle autorità e della popolazione non risolvendo tutti problemi che la popolazione richiede, sarebbe impossibile, ma insegnando loro la strada per affrontarli, sia sul piano della sicurezza che dello sviluppo civile ed economico. Ma non è finita qui. C’è un´altra donna italiana che svolge una ruolo di comando importante. È l’ambasciatrice Brunetti che guida il gruppo di lavoro sulla riforma della giustizia, sono stati elaborati i Codici, è stata presentata la riforma dei tre principali organi giurisdizionali: la Corte Suprema, il Ministero della Giustizia e la Procura Generale. E si fa la formazione degli operatori giudiziari. Si tratta di sostituire con il tempo la giustizia ancora informale del passato, frutto delle eredità tribali, per sostituirla con una giustizia formale tipica di un moderno Stato di diritto e su questo Karzai è fortemente impegnato” “L’Italia svolge un ruolo importante di politica estera, nel cuore di area vasta di grandissimo interesse strategico per la pace e per lo sviluppo di un territorio al confine con l’Iran, con il Pakistan, con le regioni asiatiche della ex Unione sovietica e persino al confine con la Cina. Del Vecchio, Bonino, Brunetti e il generale Santangelo responsabile Nato di tutto il territorio occidentale ci rapprendano sotto i riflettori del mondo.”

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