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Associazione Riaprire i Navigli


  • 20 ottobre 2005 - Articolo per ”Il Popolo Veneto” sul dibattito sull´unità socialista

    Ogni giorno che passa mi convinco sempre di più che il progetto di unità socialista è la condizione necessaria per un salto di qualità della vita dei socialisti oggi dispersi in tante formazioni politiche e in tanti partiti, o a casa. Ma è anche un salto di qualità che può essere utile al paese, alla sinistra e alla democrazia. L’unità socialista oggi è possibile perché è finito un periodo storico, quello del bipolarismo personalizzato e se entra in vigore la riforma del sistema elettorale su base proporzionale, è anche la fine non tanto del bipolarismo in quanto tale, ma di un bipolarismo retto da una legge elettorale e da un sistema maggioritario. Si passerà dal bipolarismo del passato al bipolarismo di coalizione e dentro la coalizione di centrosinistra è necessario che ci sia un forte partito socialdemocratico di tipo europeo, quindi socialista, liberale, laico e radicale.
    Un socialismo europeo per mettere sul cammino della democrazia europea anche il nostro paese.
    In questi anni i socialisti hanno vissuto nella diaspora dovuta al flagello delle vicende di tangentopoli, coronate da un sistema politico che doveva cambiare tutto, che doveva diminuire il numero dei partiti, che doveva garantire la governabilità e al stabilità. Oggi quel partito sembra finito e comunque gli obiettivi che quel sistema si poneva sono pressoché tutti falliti. La governabilità e la stabilità non dipende dal sistema dei partiti, men che meno dal sistema elettorale, ma dalla forza della politica, dalla coesione delle coalizioni, dalle intese sui programmi.
    I partiti invece di diminuire sono aumentati. Alcuni sono quelli vecchi un po’ riverniciati, altri senza storia sono nati intorno a qualche personalità peraltro non di grande livello.
    La politica italiana ritroverà la sua forza e autorevolezza se il confronto fra le forze politiche e fra gli schieramenti sarà nelle mani di grandi partiti, nuovi nei programmi, ma anche solidamente ancorati a tradizioni e identità. Tra questi non può mancare in Italia un partito socialista, così come esiste in tutte le altre parti del mondo. Ed è bene che la cultura del riformismo socialista, non solo prevalga sulla destra, ma anche sulla sinistra cosiddetta radicale, massimalista e demagogica. In tutti i paesi d’Europa in cui governa la sinistra, questa è socialista e riformista. L’altra sinistra o è alleata alla componente riformista in posizione minoritaria e non determinante o è persino all’opposizione, fuori dell’area di governo.
    Con la crisi del berlusconismo finisce un periodo della nostra storia politica e la lunga fase di transizione nella quale abbiamo vissuto in questo ultimo decennio sembra destinata a terminare.
    E’ in questo quadro che l’unità dei socialisti e la prospettiva di un nuovo partito socialista prende forza e guai se tutti i socialisti non saranno in grado di cogliere questo momento.
    Possiamo fare in pochi mesi ciò che non abbiamo fatto in tanti anni, dedicandoci a riunire tutte le anime socialiste in un’unica forza politica socialista e liberale.
    Dobbiamo raggiungere l’obiettivo di riunire lo Sdi e il Nuovo Psi, recuperare consensi anche fra i tanti socialisti che per ragioni diverse hanno sostenuto ed anche aderito al partito di Forza Italia. Riportare in un’unica casa i socialisti che sono andati in altri partiti e completare il percorso di alleanza con i radicali può rappresentare la vera novità della politica italiana.
    Ci sono molte ragioni per farlo con l’orgoglio di essere socialisti. Questa non è una posizione nostalgica, è la risposta naturale che i socialisti devono dare alla debolezza della politica e alla confusione in cui vive il paese.
    L’unità socialista è il punto di riferimento perché la questione socialista ritorni ad essere questione di tutta la sinistra. Non è solo la sommatoria di persone e di sigle, ma è la precondizione per definire un progetto politico nuovo. Un progetto e un programma che sappia rispondere ai problemi del paese, che sappia affrontare le questioni prioritaria dell’economia e dei diritti, dello sviluppo e dell’occupazione, della giustizia e dell’uguaglianza, che guardi agli anziani di difficoltà, ma soprattutto ai giovani, che non hanno nessuna sicurezza del proprio futuro.
    Insieme alle nostre storiche battaglie sui diritti civili e sulle libertà, che abbiamo condotto insieme ai radicali fin dagli anni ’70 e che dall’alleanza con i radicali potranno trovare nuova forza, spetta ai socialisti, proprio in questo momento, dare un contributo preciso sui temi di politica estera e sui temi di politica economica e sulla crisi dello sviluppo industriale.
    I socialisti possono nuovamente rappresentare il punto di riferimento di una grande battaglia per il cambiamento, per la modernizzazione del paese contro tutti i conservatori sia di destra sia di sinistra.

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