Mondoperaio
Associazione Riaprire i Navigli


  • 24 settembre 2005 - Fiuggi, Intervento alla convention dello Sdi e del Partito radicale

    Cari compagni e care compagne,
    tutti coloro che sono ancora qui dopo un giorno e mezzo di discussione e di dibattito intenso, ma anche coloro che ci stanno seguendo da Radio Radicale, si stanno rendendo conto che questo nostro seminario è andato ben più in là degli obiettivi che si era prefisso. Si sta trasformando, come è stato ricordato già questa mattina da Marco Pannella, in una grande occasione, in una grande opportunità per dare a noi, ma anche al paese, perché questo è il problema, una nuova forza politica con un carattere politico diverso da ciò che oggi la sinistra rappresenta.
    Molti che ci ascoltano, molti che sono qui, hanno vissuto la storia di questi ultimi dodici anni assumendo posizioni politiche diverse. Noi socialisti abbiamo aderito o militato in formazioni e coalizioni diverse, ma dentro di noi c’era la convinzione che la vera svolta sarebbe avvenuta quando i socialisti avrebbero trovato la forza di stare tutti insieme, di riunirsi, di trovare l’unità. E quando insieme ai socialisti si sarebbero create le condizioni per unire altre forze democratiche, liberali, libertarie, radicali per dar vita a quel grande movimento della libertà e del socialismo che va oltre, che andava oltre, le nostre tradizionali formazioni politiche. Da oggi abbiamo avviato un progetto ambizioso, che può rappresentare la vera novità della politica italiana. Abbiamo posto le basi per dare vita a una nuova formazione politica, che apre la strada all’unità dei socialisti e all’alleanza ai compagni amici radicali. Nasce una nuova forza politica socialista e liberale, laica, radicale e libertaria e ciò che dovremo discutere nelle prossime settimane, nei prossimi giorni, è ormai non tanto l’obiettivo politico finale, quanto il percorso, per dare a questo processo le gambe e la concretezza necessaria, non solo per rafforzarsi progressivamente, ma per rendersi credibile nel paese e agli occhi dei cittadini. Come è stato giustamente ricordato il problema non è sommare formazioni politiche diverse o pezzi di queste formazioni, in occasione della prossima campagna elettorale, ma avviare un processo politico vero, utile al paese e duraturo.
    Se questa è la questione, il problema di fondo è la definizione di un nuovo progetto politico, di un grande progetto, che dia gambe a questa nostra intuizione, alla nostra volontà e alla nostra capacità di cogliere i bisogni, non per rispondere ad un nostro desiderio, ma ad una necessità del paese. Siamo qui infatti ormai non a rispondere ad un problema nostro, ma a rispondere ad una domanda che c’è nel paese e che noi vogliamo cogliere. C’è una crisi della politica, c’è una crisi dei partiti, c’è una incapacità della politica di rispondere a molti problemi che sono di fronte al paese. C’è un’incapacità di rispondere con concretezza e con competenza alla crisi dei valori, alla crisi economica, alla crisi democratica, alla crisi istituzionale di questa nostra realtà italiana. E se non vivessimo in una fase in cui queste crisi stanno raggiungendo un livello preoccupante, forse neppure noi avremmo trovato la forza per mettere in discussione noi stessi, per costruire questo nuovo soggetto politico e per dare una risposta unitaria ai problemi che abbiamo di fronte. Anzi, possiamo fare questo percorso nuovo proprio perché abbiamo di fronte i risultati negativi di un’esperienza politica che va concludendosi. Si sta chiudendo in questa particolare fase politica, un periodo storico, quello della cosiddetta Seconda Repubblica e la chiusura di questo periodo può trovare risposta anche attraverso la nostra capacità di iniziativa e attraverso una ricomposizione e una ricollocazione delle forze politiche socialiste e liberali che hanno svolto in questi anni attività politiche diverse e separate.
    Come è stato detto, nel merito non voglio aggiungere molto, si tratta di definire un progetto che sappia coniugare e rispondere ai problemi della giustizia e della libertà, che sappia tenere insieme liberalismo e socialismo, giustizia economica e giustizia sociale e che sappia mettere in campo il tema delle libertà, che è l’oggetto dei questo nostro dibattito. Il progetto delle libertà, il progetto di diritti civili per estendere le libertà dei cittadini, ma anche per estendere il diritto di accesso a nuove opportunità di crescita civile, culturale ed economica nella consapevolezza che il nostro lavoro può rispondere ad esigenze diffuse più di quanto non appaia.
    Dobbiamo fare questo percorso ben sapendo che non dobbiamo guardare al passato. Certo, ognuno ha la propria tradizione, che è fonte di consapevolezza e di identità. Utile e necessaria anche per progettare il futuro, ma dobbiamo evitare, ognuno per la propria parte, di fare l’amarcord di come eravamo. Dobbiamo evitare che ci dicano “Rieccoli, rieccoli i socialisti, rieccoli i radicali”. Ma nello stesso tempo non dobbiamo consentire e dobbiamo impedire che ci sia strumentalmente la demonizzazione degli “ex”, anche perché in questo paese non c’è nessuno che non sia “ex qualcosa”.
    Il nostro sforzo, la cosa ci è ben chiara, sarà quello di guardare avanti, di guardare al futuro con coraggio, come è già emerso oggi dal dibattito, per affrontare anche fra di noi le contraddizioni che abbiamo davanti, con grande spregiudicatezza, con grande lealtà, con grande serietà.
    Insieme al tema dei diritti e delle libertà, condivido tutto quello che è stato detto in argomento, ma da socialista, da liberale, da iscritto per anni anche al partito radicale, dobbiamo riaffermare che la difesa dello stato laico non è un’iniziativa contro la religione, ma è la garanzia al diritto di libertà di tutti e anche al diritto di libera espressione di religione per tutti. Anche se su questo tema sappiamo che dobbiamo riaprire una battaglia per garantire la libertà di religione in questo paese anche per coloro che professano religioni minoritarie. Una battaglia non affrontata per nulla da questo governo, ma anche poco affrontata dai governi precedenti di questo paese.
    Nel nostro progetto, naturalmente, dobbiamo saper dare risposte alle questioni materiali, che oggi impediscono e limitano diritti di libertà. Sono quelle che determinano condizioni di insicurezza alle imprese, alle famiglie e agli individui. Giustamente oggi abbiamo discusso di economia e si è parlato di un progetto economico che guarda allo sviluppo e sappia mettere da parte le spinte corporative che nel nostro paese sono ancora fortissime, che affronti la situazione economica in modo moderno e i temi del welfare in modo non conservatore.
    Una forza socialista nuova sa che non siamo più in condizioni di rispondere ai bisogni del paese con un vecchio progetto di welfare, dobbiamo essere una forza dell’innovazione rimovendo tutte le incrostazioni conservatrici, anche quando si annidano nella sinistra. Una forza socialista e radicale ha il dovere di mettere le mani in queste questioni, affrontando i problemi per quello che sono, perché su questo terreno non possiamo non dare risposte certe. Il rapporto con il sindacato è stato posto ieri da Angioletti, ed è un tema centrale della nostra politica, perché non c’è forza socialista al mondo che non costruisca un rapporto solido con il mondo sindacale. Con un rapporto dialettico, e in conflitto quando occorre, ma sapendo che la rappresentanza organizzata dei lavoratori è parte essenziale di una forza socialista e riformista, un punto di riferimento irrinunciabile per una politica socialista.
    Quindi tante cose da fare, tante cose da affrontare: crisi economica e finanziaria in una fase in cui le questioni non mancano. Non c’è tempo per affrontarle tutte, ma tra quelle di cui non abbiamo parlato sostanzialmente qui, un breve cenno va fatto intorno allo scandalo di Bankitalia. E’ uno scandalo che coinvolge la credibilità del paese, che ah dimensioni e proporzioni ben più ampie di quelle finora emerse, che nasconde questioni, gravità e vicende ben più complesse di quelle che hanno caratterizzato l’inizio degli anni ’90. Ma tutto ciò emergerà probabilmente nelle prossime settimane.
    La sintesi del nostro lavoro deve poggiare sulla premessa fondamentale che il socialismo è la manifestazione della cultura del governo, è l’espressione della capacità di affrontare i problemi, di dare nuove prospettive e con la forza dei grandi ideali guardare lontano, guardare al futuro, ma contemporaneamente affrontare quotidianamente con caparbietà i problemi dell’oggi.
    E allora, la nostra funzione non è solo quella di offrire ai giovani, e in questo siamo bravissimi, o ai meno giovani, il terreno di tante rivendicazioni e di tante battaglie da condurre insieme.
    Abbiamo il dovere di rappresentare per il futuro delle nuove generazioni un sistema di certezze, costruire una prospettiva e prospettare un sistema di garanzie dentro le quali stanno diritti e libertà: diritti civili, ma anche diritti al lavoro, diritti per una sicurezza del domani, che sono anch’essi diritti per le libertà ed una prospettiva per cui il futuro non sia peggiore di quello che oggi i nostri giovani si immaginano che sia.
    Non sarà un percorso facile nemmeno dal punto di vista politico. Questo progetto sarà contrastato e incontrerà difficoltà, perché dando vita a una forza politica della sinistra ci poniamo il problema di migliorare, ristrutturare e cambiare la sinistra che c’è. Non è quindi un progetto indolore. Una forza politica quando si pone un obiettivo di questo genere è necessariamente e automaticamente autonoma. Quindi diventa forza autonoma in competizione, oltre che in collaborazione, dentro la propria coalizione politica. Questo sarà sempre più evidente nei prossimi giorni.
    Sono già molti i segnali di fastidio nei confronti della nostra iniziativa. Nelle prossime settimane si moltiplicheranno i tentativi di guastatori per impedire che questo disegno si sviluppi e lo faranno con un’intensità proporzionale a quanto questo nuovo progetto riuscirà a crescere. Credo che sapremo superare le difficoltà non solo confermando la nostra solidarietà interna, ma intercettando sempre più gli interessi dei cittadini, i loro bisogni e il bisogno di cambiamento che c’è nella società.
    Il socialismo è la risposta al bisogno di cambiamento contro la conservazione. Si è discusso molto sui moderati e non moderati, ma, l’alternativa della sinistra non è fra riformismo e massimalismo, ma è fra moderatismo e conservazione da una parte e bisogno di cambiamento dall’altra.
    Noi dobbiamo porci come la forza che realizza il cambiamento contro il moderatismo e contro la conservazione. Noi ci candidiamo a governare il cambiamento.
    Se questo è il nostro viatico, dobbiamo coglier fin da oggi la straordinarietà dell’attuale fase politica. La nostra iniziativa è tutta nel centrosinistra, mas deve passare attraverso le coalizioni. Noi non dobbiamo tentare di sommare solo i consensi dello Sdi, del Nuovo Psi, dei Radicali. Dobbiamo intercettare nuove forze, dobbiamo essere il punto di riferimento per la moltiplicazione dei nuovi consensi, dobbiamo intercettare tante speranze che sono andate deluse con i fallimenti della Casa delle Libertà. Ma anche intercettare l’interesse di molti cittadini che dalla politica si sono allontanati, perché in questi anni non solo i partiti sono stati più deboli, ma è anche più debole la politica nel suo complesso. Ed è per questo che nelle ultime settimane la Chiesa e le gerarchie vaticane si sono fatte sentire più del solito. Si sono fatte sentire, perché c’è una debolezza della politica, c’è un vuoto politico e c’è un’incapacità della politica di rappresentare il cambiamento. Ma anche, ed un giorno forse potremo analizzarlo meglio, per colmare un vuoto. Quando c’era il partito unico dei cattolici, peraltro forte anche nella sua laicità, la Chiesa era obbligata a delegare. Quando andò in crisi quel partito e cambiò il sistema politico, le gerarchie ecclesiastiche si posero il problema nel bipolarismo di avere referenti sia in un polo sia in un altro. Oggi di fronte ad un nuovo cambiamento del sistema politico alle gerarchie vaticane serve trovare degli politici obbedienti, interpreti del radicalismo non relativista del nuovo corso.
    Noi stiamo dando la nostra risposta alla qualità della politica, che non si misura intorno a nessuna obbedienza, ma solo nella capacità di avere con forza, con autonomia e con coraggio, avere voglia di costruire insieme ad altri le risposte che servono al paese.
    Questo è il grande progetto che con ambizione dobbiamo trasmettere a tutti coloro che nelle prossime settimane si mostreranno interessati a fare insieme a noi un percorso nuovo nella politica italiana. Straordinario per noi, perché dobbiamo imparare a percorrerlo in modo nuovo, ma anche straordinario per tutti coloro che dovremo chiamare per darci una mano.

    torna indietro »