Mondoperaio
Associazione Riaprire i Navigli



  • 03 dicembre 2015 - INTERVENTO NELLA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 3 DICEMBRE 2015 - N/243 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    INTERVENTO IN BOZZA
    SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE
    DEL 3 DICEMBRE 2015
    Omissis

    N/243 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini, prego.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie Presidente. Per ragioni di salute non ero presente alla discussione generale sul Piano di Governo del Territorio, però per quello che mi risulta non è stata quella l’occasione in cui si è discusso delle strategie urbanistiche della nostra città. Oggi – devo dire – diversamente da allora sembra che il dibattito sia interessante, cioè gli interventi di tutti i Consiglieri hanno meravigliato me, forse hanno meravigliato anche il nuovo assessore Balducci, forse lui venendo dal Politecnico come me si aspettava che i Consiglieri fossero impreparati e invece è emerso un dibattito sulle questioni urbanistiche traducendolo per quello che sono, cioè delle grandi questioni politiche.
    Parto da una considerazione tutta politica, ma anche concreta e che riguarda il fatto che stiamo parlando di 1 milione 200 mila metri quadri di aree pubbliche, com’è stato ben ricordato, frutto di un processo lento di costituzione di questi scali ferroviari avvenuta perché la comunità milanese ha creato le condizioni perché ciò avvenisse, cioè ha donato alle Ferrovie dello Stato queste aree in nome di un interesse generale non solo milanese, ma addirittura nazionale. Noi milanesi e tutto il Paese ha sempre riconosciuto nelle Ferrovie dello Stato uno degli elementi fondamentali della nostra crescita economica, della nostra crescita democratica e della nostra crescita civile: il diritto alla mobilità. Da sempre le Ferrovie sono state percepite dagli italiani come una grandissima risorsa non solo economica e non solo infrastrutturale, ma di civiltà, andare da Milano a Messina o potersi spostare su tutto il territorio comunale era un tema di grandissima e di straordinaria importanza. Adesso rischiamo di privarci di questa costruzione di patrimonio pubblico e non ci stiamo domandando a sufficienza, questo è il punto che ho sempre posto in questi anni e anche in Commissione in questi giorni, non ci siamo posti il problema a sufficienza del cosa ritorna negli interessi dei milanesi e degli italiani nel momento in cui alieniamo un patrimonio pubblico o meglio lo alieniamo in parte perché in parte verrà destinato ancora a funzioni pubbliche. Da questo patrimonio la collettività necessariamente ne deve guadagnare perché se non ne guadagna è meglio che il patrimonio rimanga lì così finché ci saranno le condizioni per utilizzarlo al meglio, questo è il mio pensiero.
    Con un dibattito culturale di basso livello, non quello che abbiamo sentito oggi, per la verità in tutti questi anni ci siamo baloccati dietro due visioni o due alternative: costruire tanto per ricavarne molto, per consentire una valorizzazione forte e realizzare con quel che si guadagna tanto; oppure costruire poco perché la volumetria alta è di per sé un fatto negativo per lo sviluppo della città che in parte è anche vero. Non ci interessano grandi volumetrie.
    Questo dibattito ha viziato la questione di fondo perché non ci ha consentito di approfondire un dibattito del cosa fare di queste aree, cioè ha fatto venire meno il dato straordinario di avere a disposizione 1 milione 200 mila metri quadri di scali ferroviari, per la verità insieme a tutto il resto delle aree cosiddette disponibili, quasi 5 milioni di aree nella nostra città, dove probabilmente non succederà quasi nulla perché non è più il periodo in cui mettevo un’area sul mercato e quest’area era così appetibile che degli operatori, dei cosiddetti sviluppatori realizzavano volumetrie, grattaglieli o quant’altro, ma anche perché il sistema delle funzioni che potrebbero allocarsi in queste aree, forse non è stato così approfondito nemmeno da quest’Amministrazione, non che le altre fossero meglio, sicché il grande delitto che è stato commesso a Milano da 20 anni a questa parte, l’ho detto qualche settimana fa in Consiglio, in quest’Aula, e che noi abbiamo preso le aree dei privati e sulle aree dei privati abbiamo costruito le funzioni pubbliche, l’esempio straordinario della Statale a Bicocca oppure di Expo sulle aree del dottor Cavassi, mentre avevamo delle aree pubbliche che potevano essere utilizzate per funzione pubblica e non le abbiamo utilizzate. Il paradosso è che adesso le abbiamo, ma dobbiamo pensare in grande, una strategia nuova, una strategia generale che non c’è e non c’è neanche nel PGT. Questa è la ragione per cui il PGT non si è discusso, perché di queste cose nel PGT per sottrazione non discutiamo di scali ferroviari, non discutiamo della rete della mobilità, non discutiamo del sistema ferroviario, non discutiamo delle Metropolitane perché finiscono nel Piano della mobilità e alla fine quel PGT era una somma di regole e non uno strumento di programmazione e di pianificazione.
    In questa debolezza della discussione sembra che tutti ci stiamo preoccupando di come utilizzare al meglio le aree degli scali ferroviari.
    Il consigliere Cappato ha parlato di negoziazione e infatti c’è una parolaccia che a me non spaventa, ma è figlia di un periodo in cui l’urbanistica si faceva così, che si chiama “Urbanistica contrattata”. Questo è un tipico caso in cui si è contrattato non con il privato X o Y, ma con l’azienda delle Ferrovie dello Stato per cosa fare su queste aree; qui c’è il secondo argomento, se si è contrattato bene, se si è contrattato male, se abbiamo portato a casa dei risultati o non li abbiamo portati a casa sia in termini economici che in termini funzionali, di risposta alla città.
    Credo che anche la questione delle volumetrie abbia giocato negativamente perché ha portato l’Assessore precedente ad affrontare una trattativa che in qualche modo se c’era questo mix funzionare, come si è detto che negli anni 1980 voleva dire fare un po’ di case, un supermercato della Esselunga e qualche giardinetto e alla fine andava avanti così, sempre tutto uguale. Ricordo negli anni 1985-1990, Presidente lei forse era qua, dei Piani Casa in cui si diceva che tutte le aree dovevano avere il 50 per cento di verde. Già allora dicevo: che fesseria è? Ci può essere un’area in cui ci deve essere tutto verde ed un’area in cui neanche un filo d’erba.
    Come diceva Cappato, la logica immobiliare portava a far sì che tutto era un mix funzionale. Giustifico anche l’Assessore precedente perché questa Giunta non si è confrontata con nessuno, da sola ha negoziato con le Ferrovie dello Stato, non si è aperto nella città un dibattito sul riuso di queste aree nemmeno con l’ordine degli architetti, men che meno al di là del confronto fatto con i singoli quartieri, ma attenzione, se l’approccio con il singolo quartiere è la discussione delle questioni microurbanistiche senza una visione generale del problema, la risposta è microurbanistica alle questioni e non la grande questione.
    Ho sentito con interesse l’intervento della consigliera Sonego, ha perfettamente ragione, attendibilmente nel momento di crisi come questa, dove la domanda dei diritti economica sociale è crescente e dopo 10 anni in cui non si è fatto assolutamente nulla per realizzare nuove edilizie economiche popolari, anzi addirittura abbiamo presunto che ci potesse essere un’edilizia popolare sovvenzionata, finanziabile dall’edilizia privata. Questa è stata la prova che l’edilizia sovvenzionata non c’è perché non solo gli abbiamo dato dentro il famoso 0,35 più 0,35 una porzione molto limitata dello 0,2 per cento, ma neanche c’era più quel mercato immobiliare che poteva garantire la costruzione di quella piccola porzione. Ho fatto adesso i conti, ma molto sommariamente, di fronte al fatto che sappiamo che c’è un elenco di 30 mila cittadini milanesi che hanno bisogno di edilizia economica popolare sovvenzionata, noi con queste previsioni realizzeremo al massimo 300 appartamenti su un ammontare di 10 mila appartamenti di edilizia privata. È chiaro che non stiamo rispondendo a quel bisogno, è in questi numeri la questione. Per giunta, dobbiamo mettere 3 appartamenti di qua, 3 appartamenti di là e 3 appartamenti di sotto; stiamo spalmando tutto senza scelta strategica.
    Siccome non si può, non si ha il coraggio di mettere tutto nel calderone e dire: Scalo di Porta Romana, un grande parco per la città. Zero metri cubi di edilizia residenziale e commerciale. Magari su Farini che è una Stazione importante del Passante ferroviario, si può investire e realizzare di più. Ecco, questa discussione non c’è stata, non c’è stata nella città, non è stato coinvolto il Consiglio, ma normalmente non è responsabilità dell’Assessore che come hanno detto tutti si è trovato questa realtà di fronte.
    Ultima considerazione sono i tempi, l’ho detto oggi in Commissione ed anche la settimana scorsa. L’accordo di programma mette al riparo l’Amministrazione e dice che qualora non succedesse niente tra 5 anni dobbiamo rinegoziare o possiamo rinegoziare i contenuti dell’accordo. Questa è la spia del problema drammatico che abbiamo di fronte perché può non succedere assolutamente niente. Stiamo approvando una grande montagna che non produce neanche il topolino perché le condizioni generali non sono quelle di correre dietro il mercato immobiliare per realizzare il pubblico. Il pubblico se lo vuoi realizzare ti trovi le forme e le risorse per farlo o il mercato immobiliare non trascina come una volta gli oneri di urbanizzazione e le aree di urbanizzazione che noi ci aspettiamo perché abbiamo bisogno di quelle cose sul terreno del pubblico.
    Da questo punto di vista mi sono convinto che ci sono delle cose che non vanno, ci stiamo riappropriando di una discussione molto generale.
    Confesso la mia ingenuità, non mi era venuto in mente che si potrebbe non votare quest’accordo di programma come ha proposto la consigliera Sonego, si potrebbe riflettere di più, non casca il mondo perché le condizioni a contorno che tutti abbiamo detto non sono quelle di avere fiato sul collo per fare delle cose che ci chiedono di fare, non ce le chiede di fare nessuno e cerchiamo di capire se si può riprendere il toro per le corna e fare di queste grandi opportunità delle aree pubbliche di Milano un’occasione per discutere la visione e la strategia urbanistica di questa città. Questo sembra il punto che può essere recuperato anche con maggiore partecipazione politica.
    Tra tutti gli accordi di programma che sono passati, quello che a me è più congeniale è l’accordo di programma della Giunta Albertini perché lì c’era una cifra, 700 milioni per fare il secondo Passante. L’obiettivo non partiva da quante case costruivi, ma da quanti soldi avevi bisogno per fare una grande opera pubblica e il sistema ferroviario deve restituire.
    Penso che le stazioni le Ferrovie le debbano fare senza bisogno di fare un accordo di programma come questo.
    Omissis
    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini. Prego.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Il consigliere Forte ha introdotto la discussione sul tema della responsabilità, che mi sembra un bell´argomento.
    Io so benissimo il significato, per esempio – per esempio! – di un Consiglio comunale che non dovesse votare l´Accordo di Programma sugli Scali Ferroviari, comprendo bene il significato di un fatto di questa natura. Però, anche quando ho accettato, quattro anni fa, di fare il presidente della Commissione Urbanistica, avevo sempre chiarito a chi me l´ha chiesto un impegno, che io voglio mantenere anche questa sera: che non avrei mai votato delle delibere che sono figlie di un´arroganza della Giunta.

    (Applausi)
    CONSIGLIERE BISCARDINI: E questo è il senso della responsabilità: mantenere fede alle proprie convinzioni. Io sono riuscito una volta a portare in Commissione l´assessore De Cesaris. Ma non sono stati, in quattro anni, credo neanche voi, forse neanche la maggioranza, convocati né da De Cesaris, men che meno – credo – dal Sindaco, per discutere un argomento strategico come quello che è arrivato oggi in Aula. Anzi, vi dico di più: farò lo stesso con il Piano della Mobilità, farò lo stesso con grandi provvedimenti, che si dava per scontato che dovessero passare in una logica di disciplina della maggioranza. No, il dovere e la responsabilità della maggioranza è conquistarsi, prima di tutto, il consenso nell´Aula del Consiglio comunale. Poi gli Assessori fanno il loro lavoro, l´assessore Balducci ha fatto senz´altro il suo dovere, come ha detto un attimo fa. Non è in discussione questo. Però, mi sono reso conto, dopo quattro anni che sto in questo Consiglio comunale… scusate…
    Mi sono reso conto, dopo quattro anni in Consiglio comunale, che il problema non sono più i contenuti, sono i metodi: le regole vengono persino prima dei contenuti. E questa cosa l´abbiamo persa per strada.
    Colgo l´occasione per fare un appunto al Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che è un mio grande amico da quarant´anni. Stasera non è in Aula, sappiamo che ha un impegno internazionale. È in Aula nessun assessore, se non l´assessore Balducci, e pure questo è un argomento importante. Stamattina abbiamo fatto un dibattito straordinario, un Consiglio straordinario sulla Città metropolitana e non c´era in Aula il Sindaco Pisapia.
    Ho tentato di fare una mozione, un ordine del giorno, perché mentre si è discusso che ieri Pisapia è andato a Roma, c’è un decreto – lo dico perché interessa anche a noi –del Governo che toglie alla Città metropolitana i soldi per fare la tranvia da Milano a Limbiate, perché bisogna sanare i conti di Expo. Lo dico perché non è un argomento di poco conto. E vi dico di più – non l´ho mai fatta questa cosa e non la faccio con cattiveria, la faccio con senso di responsabilità –, mi è venuto in mente il dibattito che abbiamo avuto qui in Consiglio comunale dopo i fatti di Parigi, il giorno dopo. Mi ha fatto piacere che tutti gli Assessori fossero presenti quando lei ha fatto il ricordo di questi fatti, però non ve l’ho ancora detto, colgo l’occasione oggi visto che è stata citata la responsabilità, io ho notato che poi abbiamo fatto tutti noi un dibattito su quegli avvenimenti, e il Sindaco ha deciso di andarsene di sopra e non ha partecipato al dibattito del Consiglio comunale. Cito queste cose perché ormai per è insopportabile rimanere in un Consiglio comunale per il quale il Sindaco non ha rispetto di noi.
    Omissis

    torna indietro »