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  • 17 dicembre 2015 - INTERVENTO NELLA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 17 DICEMBRE 2015 - Accordo di Programma sugli Scali Ferroviari

    INTERVENTO IN BOZZA
    SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE
    DEL 17 DICEMBRE 2015
    Omissis


    INTERVENTO SULLE DICHIARAZIONI DEL SINDACO:
    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Aldilà delle tensioni dell’aula, noi abbiamo, come lei ha detto, condiviso assolutamente il suo intervento; il dovere prima di tutto, adesso, anche sulla base dell’intervento del signor Sindaco, di difendere la nostra dignità individuale e difendere la nostra dignità collettiva. Come si fa a difendere la dignità individuale e la dignità collettiva? Partendo dal punto principale che abbiamo di fronte; possiamo farlo, partendo da una questione elementare, non si può votare due volte uno stesso provvedimento, è una cosa che possiamo scolpire sulla pietra, che toglie di mezzo qualunque bizantinismo, non siamo a Bisanzio, siamo a Milano, quando si dice che non si vota due volte la stessa cosa, non si trovano le scappatoie bizantine per farlo, non si fa, non si fa e non si fa, perché, come è stato detto, non Milano rappresenterebbe un precedente negativo per tutti gli altri Consigli comunali d’Italia, ma perché prendiamo atto, è interessante il verbale della Segreteria, mi aspetto che dicesse che è già successo a Milano, invece sarebbe la prima volta in questo Consiglio comunale da quando questo Consiglio comunale è in vita, perché altrimenti ci sarebbe stato il riferimento, ci sarebbe riportato che è già successo nel Consiglio comunale, per esempio, del 2008, nel 2005 e via dicendo, invece no, non è mai successo; allora, sulla base di queste considerazioni, poche parole; io credo che la proposta del Sindaco, fatta certamente in buona fede di emendare la narrazione della delibera, così si chiama, che non consente di emendare il dispositivo della delibera, è un’assurdità in termini, perché non muta le cose, non cambia le cose e anche sul mio comportamento di ieri in Commissione poi verificherete, verificheranno, denunce, magistrati, procure, faranno quello che vogliono, ma io ho tentato anche ieri di difendere la dignità di questo Consiglio e di quella Commissione, perché in premessa ho detto, persino dichiarandomi d’accordo con il consigliere De Corato, che quella delibera non era sostanzialmente ricevibile, perché il dispositivo era identico a quello già discusso nella Commissione urbanistica del 03 dicembre, perché noi non possiamo metterci a discutere la narrazione della delibera se ci è impedito di discutere la sostanza della delibera e le ratifiche sono ratifiche, sono ratifiche senza condizioni, non esiste lo spazio di una ratifica con emendamento, perché noi ratifichiamo quell’accordo, non abbiamo margine di intervenire e lo dice la legge che il Consiglio comunale o ratifica o non ratifica, non ci sono le vie di mezze, inventeremo noi il bizantinismo che non c’è.
    Ultimissima considerazione. Nel difendere la dignità, io chiederei proprio al Sindaco, essendo anche lui un consigliere comunale, essendo anche lui partecipe della discussione travagliata che stiamo facendo, di assumersi la responsabilità più elementare, che è quella di ritirare questa delibera, l’unica cosa che può fare.
    (intervento fuori microfono)
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Riferendomi proprio a lei, consigliere comunale, in questo caso, Giuliano Pisapia, partecipe della discussione travagliata che stiamo facendo, io chiederei, nell’interesse semplice di questo Consiglio, però democratico e della dignità di questo Consiglio, che il gesto più bello non è quello che noi si passi qui una notte a litigare sulle procedure, ma è che lei ritiri questa delibera, nell’interesse della città, liberando il Consiglio da uno scontro che non è comprensibile. Io qualche volta sono un po’ polemico e io non ho capito il motivo di questo accanimento nei confronti di questa delibera; guardate che non stiamo votando, rischiamo di non votare le delibere sui municipi, facendo saltare il lavoro democratico e della democrazia che rappresenterebbe quel voto per fare questo accordo di programma, che come dicono ormai tutti i giornali, rappresenta di più gli interessi delle Ferrovie dello Stato che non gli interessi della città; anzi, per dirla brutta, non può essere che gli interessi delle Ferrovie siano più forti della democrazia, questo è il punto e guardate che chiunque verrà dopo di noi, dopo il dibattito che stiamo facendo, come ha detto la consigliera Sonego, non siamo per il male di questa città, siamo per il bene di questa città, ci saranno condizioni per rinegoziare questo accordo di programma in condizioni molto migliori di quelle che non abbiamo oggi per le mani; questo è il punto, lo possiamo rinegoziare meglio. Grazie.
    PRESIDENTE RIZZO: Grazie.

    Omissis

    N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: È un po’ imbarazzante, i casi sono due: devo ripetere esattamente quello che ho detto la settimana scorsa, quando abbiamo discusso della delibera 243 o devo inventarmi un altro intervento.
    PRESIDENTE RIZZO: I latini dicevano repetita iuvant.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Questa sera tento di fare qualcosa di diverso. Posso dire ai Consiglieri oppure di mettere al verbale e allegare il resoconto stenografico di quel giorno oppure la registrazione in streaming che è disponibile. Non sto a ridiscutere quegli aspetti, la delibera è già stata discussa. Sostengo la tesi che la delibera sia già stata discussa, oggi dovremmo discutere e dedicarci a cosa possiamo fare su questa delibera e la cosa più originale, se non ho capito male, è che la delibera 243 non era emendabile, ma la 246 è emendabile.
    Questa cosa mi lascia grande imbarazzo perché sono un Consigliere diligente e sto preparando gli emendamenti, tutti di merito che però possono avere un’efficacia limitata dal fatto che l’accordo di programma non è emendabile. Posso mettere in premessa, nella parte descrittiva della delibera, una serie di contenuti auspicando che possono essere tenuti in considerazione quando, per esempio come diceva poc’anzi l’assessore Balducci che è una novità – per la verità l’ha detto anche in Commissione – l’unico punto vero su cui possiamo cimentarci è che qualora ci saranno degli atti integrativi all’accordo di programma si potrà prendere atto di cose che nell’accordo di programma ancora non ci sono.
    La questione è molto complessa. Mi si dice che non possiamo emendare le parti che riguardano la politica dei trasporti perché sono di competenza della Regione Lombardia. A parte che non ho mai capito e non esiste una ripartizione di competenze tra Comune e Regione in materia di organizzazione del nodo ferroviario di Milano, anzi, non esiste al punto e questo non è citato in questa delibera, nemmeno nella 243, che gli uffici e la Giunta hanno dimenticato che la storia di quest’accordo di programma non parte come dice la delibera dall’accordo di programma formulato nell’ambito della Giunta Moratti, nel 2007, dove lì al tavolo c’era la Regione Lombardia, ma parte nel 2005, nella Giunta Albertini, dove al tavolo non c’era la Regione Lombardia e pure di nodo ferroviario si è discusso, anzi si è discusso del nodo fino al punto di individuare quello che a me sta a cuore: il secondo Passante Ferroviario dallo scalo della Stazione di Certosa fino alla cintura ferroviaria a sud di Milano che non è il secondo Passante indicato nell’accordo di programma che è una bufala delle Ferrovie dello Stato per fare un binario che farebbero indipendentemente dagli interessi e dai vantaggi del Comune di Milano. Questo secondo Passante, che era l’unico secondo Passante individuato, è stato definito nell’accordo di programma del 2005, quando quella Giunta chiamò al tavolo le Ferrovie dello Stato e fu il Comune, con una certa autorevolezza, a chiamare al tavolo le Ferrovie dello Stato non per costruire le case delle Ferrovie dello Stato, ma per realizzare il perfezionamento del nodo ferroviario negli interessi dei pendolari della Regione Lombardia.
    Vi sembra una bella differenza? Adesso mi si dice che non posso intervenire sul sistema ferroviario milanese, locale e lombardo. Non è possibile.
    Sono sostenitore da quando da molti anni, insieme ad altri architetti, urbanisti e trasportasti, di un progetto che insieme alle secondo Passante ferroviario che vi ricordo essere già stato incluso nel 2000 nel tavolo interistituzionale del Comune di Milano con il Ministero dei Trasporti, ma anche qui la memoria storica, chissà perché le cose buone le dimentichiamo, non vengono citate, non ci interessano, la mobilità non ci interessa, aumenta lo smog e abbiamo pensato che lo smog si riduce andando in bicicletta. In quel documento delle tavole interistituzionali del nodo ferroviario del 2000 si era rilevato che c’era una criticità della cintura nei tratti nord est, che c’era una capacità limitata dell’attuale Passante Ferroviario e che c’era una saturazione della Stazione Centrale, addirittura per il trasporto e l’organizzazione delle reti ferroviarie di alta velocità.
    L’abbiamo dimenticato nel PGT, vi posso testimoniare di una riunione di Commissione che l’allora Assessore all’Urbanistica mi disse: non mettiamo le infrastrutture ferroviarie nel PGT perché le demandiamo al PUMS, poi quando è arrivato il PUMS in bozza mi si è detto che noi guardiamo la mobilità interna, solo quella interna al Comune di Milano e quindi le grandi infrastrutture non ci competono e nell’accordo c’è scritto perfino che le grandi infrastrutture competono alla Regione Lombardia e come se non potessimo dire niente le appaltiamo ad un ente che può andare bene, ma può anche non andare bene.
    È vero, quando si dovesse discutere nel Piano Volumetrico o dei Piani Attuativi dei singoli scavi forse siamo ancora in tempo, ma se non c’è questa previsione strategica di realizzare, per esempio, sulla stazione di Porta Romana dei servizi ferroviari che potrebbero essere compatibili con la riorganizzazione del nodo affinché questo nodo recepisca le grandi reti ferroviarie, come ad esempio una grande Stazione dell’alta velocità anche nella Stazione di Porta Romana, oltre che nella Stazione Centrale.
    Ho un profondo disprezzo delle Ferrovie dello Stato, lo dico con molta chiarezza, perché non fanno gli interessi dei viaggiatori, ma fanno i loro interessi, hanno degli interessi aziendali e adesso hanno addirittura degli interessi finanziari, hanno perso lo scopo per cui 150 anni fa sono stati istituiti, ossia di garantire il maggiore e il migliore servizio possibile per la città e per la collettività. È chiaro che le Ferrovie non ci chiedono di fare questa cosa perché dal punto di vista aziendale, probabilmente, non hanno nessuna convenienza di farlo, ma noi dobbiamo imporlo avendo un’attenzione e una competenza e una lungimiranza che non dobbiamo trovarci le casette sullo scalo di Porta Romana se in città – leggete i documenti che citava la consigliera Sonego, pubblicati da ArcipelagoMilano – c’è un dibattito che dice che sullo scalo di Porta Romana, oltre al parco che vuole Biscardini, ci potrebbero essere degli spazi necessari per il potenziamento del servizio ferroviario regionale. Siccome alle Ferrovie non interessa e vengono appaltate a loro le decisioni aziendali della rete e non le decisioni di convenienza collettiva della rete, di questa roba non se ne parla.
    Quando dico che non si è discusso dell’accordo di programma, dico che non si è trovato un modo o un tavolo sul quale discutere di una cosa di questo genere che a mio avviso è assolutamente interessante ed è decisiva per capire i vantaggi dell’accordo di programma che prima elencava l’Assessore.
    Sono convinto che in una logica microurbanistica di interessi immobiliari quelli potrebbero essere anche i vantaggi che vengono qui indicati. Dico che nell’accordo di programma, sulle più grandi aree di interesse non solo milanese, ma forse lombardo, degli scali ferroviari di Milano che non servono solo ai milanesi, ma servono al nodo ferroviario della Regione Lombardia, stiamo perdendo di vista le scelte macrourbanistiche, le scelte generali di sviluppo generale in una città confrontabile con Londra, Parigi e Berlino. Invece stiamo facendo i Piani di Lottizzazione degli anni 1980, ho detto in modo dispregiativo e lo ridico, trasformando il Consiglio comunale nella Tecnocasa delle Ferrovie dello Stato. Non è questo il problema che abbiamo di fronte e più vado avanti, più mi arrivano i contributi e più mi rendo conto che l’uso delle cosiddette plusvalenze che lì sono indicate e che poi sarà difficile negoziare e capire se veramente ci stanno le plusvalenze o sono talmente demandate ad altri che non sono più recuperabili. Ci possono essere interventi enormi.
    Arrivando messaggini: “Bravo! Fai bene, blocca! Non proseguire! Non è vero che ci sono vantaggi! Ci sono degli svantaggi! Ti infili in una roba compromettente. Perché devi comprometterti con una cosa di cui non domini gli interessi?”. Tutte queste segnalazioni portano a dire che un messaggino dice: “Perché dentro l’accordo di programma non ci sono le condizioni per capitalizzare tutte queste plusvalenze anche su più annualità e realizzare interventi strategici come, per esempio, la riapertura dei Navigli a Milano. L’accordo di programma se ha la dimensione del trattare cose per la città, il suo vantaggio non è solo il vantaggio monetario dei costi, 50 più 80, più oneri di urbanizzazione e più eventuali plusvalenze che poi non riusciamo a dominare né nella scelta della definizione delle funzioni dentro quelle aree, né nella scelta di grandi interventi fuori da quelle aree. Ricordate com’è andata a finire la questione della vendita di A2A quando io, poi Cormio e altri dicevano: “Facciamo la vendita di A2A così avremo evidente per tutti i secoli che abbiamo venduto A2A per fare quell’intervento”. Dove sono finiti i soldi di A2A?
    L’accordo di programma, la sua modestia, è che non ha nulla a che fare con la strategia urbanistica e programmatoria di questa Amministrazione.
    Se la Giunta vuole fare un emendamento a se stessa, io non lo faccio, dicendo che i Piani Attuativi verranno discussi dal Consiglio comunale, dovrebbe modificare i PGT per fare questa cosa, ma non entro nel merito degli aspetti tecnici.
    L’accordo di programma non solo mortifica il nostro Consiglio comunale, ma esautora dei poteri di pianificazione al Consiglio comunale stesso perché quei documenti integrativi o atti integrativi che venivano citati prima, secondo quello che c’è scritto in questa delibera sono automaticamente variante di Piano di PGT approvabile automaticamente e da solo da parte della Giunta comunale. Ecco perché ci sono mille ragioni.
    La scorsa volta ho parlato dell’Urbanistica, oggi ho parlato del Sistema Ferroviario, la prossima volta vi posso parlare di un altro aspetto, magari quello finanziario che è la vera ragione che sta dietro quest’accordo di programma. Da persona normale e civile che conosce i problemi della città, sto mettendo io come stanno mettendo molti cittadini che più approfondiscono e più si rendono conto che forse fermarsi non è uno svantaggio, non è un male.
    Ho visto che questa mattina è stato richiamato dal mio amico, assessore Balducci, il fatto che perderemo 22 mila posti di lavoro. Appena l’ho detto sono sembrati il milione di posti di lavoro di Berlusconi di qualche anno fa, per la verità ho avuto questa sensazione, perché quando si è con l’acqua alla gola diciamo che perdiamo i posti di lavoro così come uno come me che si dichiara una persona di sinistra viene messo in difficoltà e si vuole tirare il nemico in casa. Mi piacerebbe sapere dove, come e quando in modo che verificheremo dove, come e quando.

    Omissis

    Sub. 1) - Emendamento N. 411 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Com´è evidente, ritorniamo sempre sul punto se questa delibera può essere discussa dal Consiglio comunale o no. Io rimango del parere che questa delibera non può essere discussa dal Consiglio comunale. Avremo probabilmente altri modi, altre sedi, presumo che ci saranno altre sedi nella quale questa cosa verrà posta e ognuno di noi, anche individualmente, si assumerà le proprie responsabilità di ogni genere. Io me le sono assunte, me le sto assumendo, quindi cerco di rispondere anche per la documentazione che ho a mia disposizione, ma per le citazioni che mi sono venute anche dal Consigliere Mascaretti in queste ore che il parere che io ho espresso in Commissione mettendo una crocetta sulla parola “discussa” perché non c´erano altre formulazioni possibili è riferita a un verbale che verificheremo nella sua parte definitiva e che adesso ho a disposizione solo nella sua parte provvisoria, ma che ribadisce il fatto che dal primo mio intervento, dopo l´intervento del Consigliere De Corato, fino all´ultimo mio intervento avvenuto certamente in un clima non tranquillo della Commissione, con molti Consiglieri che dal loro punto di vista giustamente protestavano per non essere riusciti a intervenire – e lo confermo – avevo sostenuto la tesi – e la sostengo ancora – che questa delibera non poteva essere discussa perché era già stata discussa. In questo senso ho scritto “discussa” e l´ho fatto mettere a verbale come risulta chiaramente dal verbale provvisorio nel quale mi assumo la responsabilità di aver utilizzato il comma 4 dell´articolo 4 del Regolamento che dice che il Presidente si assume la responsabilità di interpretare il Regolamento stesso e di decidere salvo demandare – dice l´articolo 4 – all’Ufficio di Presidenza qualora si rilevi che ci siano 10 voti contrari e c’erano i 10 voti contrari, quindi per la verità se volessimo andare nel particolare, noi dovremmo chiudere oggi la seduta qua e chiedere all´Ufficio di Presidenza di interpretare l´articolo 4 del Regolamento.
    Da parte mia – e lo sosterrò in ogni sede – la discussione è stata presa come discussa perché ho chiesto che venisse messo a verbale che questa delibera era assolutamente uguale nella sostanza alla delibera 243, non ritenendo che potesse discutere la Commissione che non è di sua competenza. La Commissione Urbanistica non fa la verifica della legittimità degli atti, discute di urbanistica e la parte urbanistica della delibera è nella parte che riguarda l´accordo di programma, non nella sua parte descrittiva, non è nella parte narrativa della delibera, ci ritornerò perché presumo ci siano altri minuti.
    Voglio richiamare l’attenzione di tutti i Consiglieri, anche quella del Consigliere Cappato che era presente in Commissione e che continua a parlare e a discutere, in merito all’osservazione posta dal Consigliere Mascheretti che riguarda le responsabilità individuali, e mi auguro che anche i giornalisti prendano nota del fatto che i Commissari della Commissione non erano dei fantasmi.
    L’osservazione del Consigliere Mascheretti dichiara che la Commissione non ha esaminato; se il problema è questo sono tutti i Commissari presenti a dover rilevare se la Commissione ha o meno esaminato oppure ho ragione io a ritenere che la delibera era sostanzialmente discussa perché le parti essenziali - cioè quelle urbanistiche - erano conformi alla delibera numero 243. Se invece non è stata effettivamente discussa, non sono solo io ad assumermi la responsabilità, bensì tutti i Consiglieri.
    Vi chiedo un minuto perché il tema è delicato, molto probabilmente prenderemo tutte le informazioni possibili anche di natura legale. Qui ci sono tanti avvocati che stanno sostenendo il contrario e avremo modo di confrontarci: la Segreteria sostiene un principio secondo il quale questa delibera può essere discussa perché il Regolamento non impedisce la discussione. Questo è un principio.
    A questo punto voglio rendervi tutti individualmente responsabili del chiaro principio giuridico di ragionevolezza; chi è esperto di problemi giuridici sa che questo sancisce che la delibera può essere discussa soltanto se dalla delibera n. 243 e dalla delibera n. 246 sono intervenuti nuovi fattori. Se non ci sono fattori nuovi il principio di ragionevolezza, che è quello che ho preso come punto di riferimento di tutti i miei atti, compresi quelli del Presidente della Commissione urbanistica, ci dice che questa delibera non può essere discussa, e non che non deve essere discussa. Questo è il motivo per cui ho accettato di portare la delibera in Commissione ma ho brutalmente chiuso la riunione perché secondo il principio della ragionevolezza questa delibera non poteva essere discussa. Con questo atto però mi rendo conto di aver messo nelle mani di questo Consiglio - e non nelle mie - la responsabilità - anche individuale - di discutere una delibera che non poteva essere discussa e che infatti non può essere discussa. Con queste parole ho in parte risposto alle osservazioni del Consigliere Mascaretti.

    Omissis
    Emendamento N. 3 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Non intervengo chiedendo di votare o meno questo emendamento perché sono fortemente imbarazzato di tutti gli emendamenti, pur nel caso in cui fossero di merito, e rimango del parere che forse non ci sono le condizioni per emendare questa delibera che non abbiamo ancora capito se è emendabile o meno. Rimango del parere che vi sia un dubbio su tutti questi emendamenti perché la prima versione numero 243 della delibera non era emendabile ed ora stiamo discutendo una delibera che è esattamente uguale alla 243 ma è diventata emendabile. Naturalmente, poiché è un emendamento di merito che nelle premesse tenta di introdurre dei correttivi migliorativi, sappiamo quanto valgono poco le premesse di una delibera che ha per oggetto la ratifica di un Accordo di programma che invece ha la cogenza di essere firmato dal Sindaco, da questo Ente Regione e dall’Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Holding; intervengo per dire che è interessante che un emendamento ponga la questione riguardante il rapporto tra Ferrovie dello Stato e residenze. Avendo solo potuto supporlo, non so quanti di voi abbiano capito quale sarà il futuro di questi scali ferroviari; pongo un esempio che potrebbe essere interessante per tutti coloro che operano nella zona 3 e per tutti i cittadini di Lambrate: nell’intervento che andrebbe a riguardare lo scalo ferroviario di Lambrate non c’è un metro di verde, c’è soprattutto edilizia residenziale e sociale.
    Nello spirito che anche il Presidente Rizzo auspica sarebbe interessante che questi scali potessero accogliere un numero di metri quadri di superficie lorda di pavimento destinati all’edilizia residenziale e sociale; tuttavia il caso vuole che questo emendamento sia assolutamente calzante perché quelle povere persone che andranno ad abitare nell’edilizia residenziale e sociale dello scalo di Lambrate arriveranno ad una stecca di 200-300 metri - non si può fare diversamente - che in qualche modo costeggia la linea ferroviaria di quello scalo. È vero che nel vecchio disegno è stata disegnata una striscia di protezione verde, ma forse non è un caso che l’edilizia sociale finisca nello scalo più disgraziato e più pericoloso da un punto di vista ambientale, come dichiara questo emendamento.
    Potete vedere che ogni giorno che passa mi informo sempre di più e cerco di capire cosa può succedere. Quando l’Assessore in buona fede dice che ci sono vantaggi della riqualificazione urbanistica, mi domando, ma è davvero un intervento di riqualificazione urbanistica a mettere tutta l’edilizia residenziale e sociale sullo scalo di Lambrate di fianco alle linee di ferrovie dello Stato?
    Questo emendamento, ancorché sia - a mio parere - inutile perché riguarda la narrativa della delibera e non la sostanza dell’Accordo di programma, ha un suo significato che forse potrebbe essere votato anche dal Consiglio.
    Io voto a favore pur sapendo della sua inutilità ma simbolicamente mi preoccupa l’idea che a Lambrate tutti coloro che si troveranno nell’edilizia sociale vivranno davanti alle linee ferroviarie che percorrono quotidianamente la stazione di Lambrate.

    Omissis
    Sub. 3) - Emendamento N. 3 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Io sono già intervenuto sull’argomento stamattina, facendo un esempio molto preciso, che riguarda lo scalo di Lambrate, portandolo ad esempio come per dire che noi non siamo nella condizione di approvare un accordo di programma, entrando così nel merito degli aspetti urbanistici, dei piani volumetrici, per cui non controlliamo il fatto che sembrerebbe essere inevitabile sullo scalo di Lambrate, che la realizzazione di edilizia sociale, di housing sociale, di edilizia pubblica su quello scalo non sia nelle condizioni peggiori per gli utenti, perché, lo spiegavo anche stamattina, quello scalo è così lungo e stretto che qualunque edificio residenziale posto in fianco dei binari della ferrovia, saranno di danno a quelle residenze e a quei cittadini che saranno assegnatari di quegli alloggi; quindi, già siamo in una condizione molto particolare in molti casi, qui si tenta, con uno sforzo titanico, di ridurre il danno, peraltro non incidendo sull’accordo di programma, ma incidendo sulla parte preliminare della delibera, che sappiamo ha un valore assolutamente relativo, nel senso che la parte descrittiva della delibera non è cogente dal punto di vista generale.
    L’altro giorno ho accennato al famoso articolo 31 delle norme tecniche di attuazione, che mette, secondo me, oltremodo in difficoltà il ragionamento che stiamo facendo, perché sulla base di quell’articolo 31, ancorché la futura amministrazione comunale, bonariamente volesse portare in discussione il Consiglio comunale, i piani attuativi sottesi dall’accordo di programma, scalo per scalo, a mano a mano che si determineranno le condizioni per avere dei piani attuativi in qualche modo verificabili, ancorché, bontà sua, la futura Giunta volesse portare in Consiglio comunale i nuovi piani attuativi, noi oggi ci troviamo di fronte a un accordo di programma, che reitera costantemente, anche con futuri interventi integrativi, varianti agli strumenti urbanistici, anzi noi siamo qua sostanzialmente, perché siamo in un regime di variante degli strumenti urbanistici oppure siamo in un regime, nel quale non ci è dato di conoscere le condizioni fisiche degli interventi urbanistici; quando si dice per esempio che si interviene con un determinato accordo di programma con un’opera di valorizzazione urbanistica, che eliminerà il degrado, vi faccio osservare che paradossalmente non siamo in condizioni di controllarlo, perché l’attuazione dell’accordo di programma e le continue varianti urbanistiche, che potrebbero essere introdotte con interventi integrativi, quell’accordo di programma potrebbe produrre più degrado di quello che oggi abbiamo di fronte, non abbiamo gli strumenti per verificare questa cosa e questa serie di emendamenti sui problemi del rumore sono proprio la prova concreta di una questione, che è sul tavolo, ma che non è in nessun modo verificabile. Allora, c’è sempre questa discussione, come si fa a tentare di migliorare il prodotto se il prodotto non è modificabile? Perché l’accordo di programma non è modificabile, ma come dice giustamente l’articolo 34 della legge 267 dice che l’accordo di programma o è ratificato o non è ratificato, soprattutto lo dice, in virtù del fatto che si presume che tutta la discussione che stiamo facendo è tale, perché siamo in condizione di variante degli strumenti urbanistici e il nostro PGT, peggiorando la situazione, dice che la variante degli strumenti urbanistici è in itinere sempre, qualunque variante produrremo in accordo sarà sempre in condizione di variante agli strumenti urbanistici; è come votare uno strumento alla cieca, sempre alla cieca, senza possibilità di poter intervenire.
    PRESIDENTE RIZZO: Grazie.

    Omissis
    Emendamento N. 19 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Anche io credo che questo emendamento sia assolutamente importante perché è l’emendamento che forse ha la valenza politica più significativa di questa discussione perché mette in discussione quello che abbiamo e non abbiamo fatto rispetto al ruolo e al rapporto fra il Comune di Milano e il Governo centrale. Questa è la questione vera, il punto della questione.
    Non per parlare di me stesso, ma lo farò, quando si trattava negli anni ’90 di avviare le procedure per accogliere il programma in Regione Lombardia, io pretendevo di parlare con l’ente di riferimento dell’azienda in questione e faccio degli esempi, non parlava con ATM ma parlavo con il Comune di Milano, non parlavo con le Ferrovie Nord ma parlavo con la Regione Lombardia, non parlavo con le Ferrovie dello Stato ma parlavo con il Governo, anche perché la legge degli accordi di programma che risale al 1990, la 142, dice testualmente che i sottoscrittori di un accordo di programma sono Enti pubblici, anzi istituzioni pubbliche. Questa questione ha una rilevanza eccezionale perché è fatta apposta per evitare che gli interessi aziendali, ne ho parlato ieri sera a lungo, prevalgano sugli interessi politici dell’accordo. Allora noi dobbiamo domandarci perché il Comune di Milano, e in questo caso anche la Regione Lombardia, non hanno pensato di avere come riferimento il Governo nella espressione attendibilmente del Ministero dei Trasporti e invece hanno trattato con le Ferrovie dello Stato. La cosa dipende da due fattori: uno che nel corso degli ultimi venti anni la tenuta politica del principio che vi ho detto un attimo fa è venuta molto meno, tant’è che le leggi hanno pasticciato, la legge 267 parla ancora di soggetti pubblici ma con qualche ambiguità e una recente legge regionale parla del fatto che si possono fare accordi di programma anche con aziende che gestiscono servizi e secondo me non è il caso della holding delle Ferrovie dello Stato… c’è un po’ di baccano da parte del pubblico, chiederei al pubblico, visto che siamo qua da più di ventiquattro ore di consentirci un dibattito un po’ meno rumoroso, anche perché non stiamo facendo pantomime ma stiamo cercando di entrare nel merito delle questioni.
    Ritornando al tema c’è, di fatto, il dato che il Comune di Milano un tentativo di discussione con il Governo e con gli interessi generali, comunali, regionali e nazionali per l’utilizzo migliore degli scali ferroviari di Milano non lo ha fatto, ha accettato di discutere con l’azienda Ferrovie dello Stato e per certi versi potrei dire con un’aggravante perché se si parla con le ferrovie dello Stato RFI trascina con sé gli interessi aziendali di RFI, se si parla con Ferrovie dello Stato Holding si presuppone che trascina gli interessi finanziari delle Ferrovie dello Stato che è ancora peggio, per certi versi e a sottoscrivere in questo caso l’accordo è Ferrovie dello Stato holding.
    Pongo una questione, dedico gli ultimi secondi a un altro problema che continua a circolare qui e sulla stampa dove si dice che se non si approva l’accordo di programma che abbiamo per le mani la Giunta che verrà non potrà che fare peggio. Al di là del fatto che questa è pura presunzione e anzi credo che la Giunta che verrà se avesse il voto negativo dell’Aula sarebbe nella condizione migliore per rinegoziare con il Governo e con le Ferrovie l’accordo di programma, quindi certamente porterebbe a casa per Milano e per i suoi cittadini più di quanto non stiamo portando a casa noi, ma c’è una domanda che non ho fatto fino ad ora e che faccio alla Giunta e al Sindaco e cioè perché il Sindaco dice che se non approviamo questo accordo di programma la Giunta che verrà porterà a casa un risultato inferiore? Al di là dell’aspetto politico, al di là della propaganda politica. Io rivolgo un’altra domanda, perché se questa Giunta prendendo atto che il Consiglio comunale ha già votato contro non inizia le domani mattina ad andare dal Governo e dalle Ferrovie dello Stato a riprendere la trattativa per concludere prima delle elezioni un nuovo accordo di programma? In gioco non c’è la capacità della futura Giunta che non c’è, in gioco c’è la capacità di questa Giunta e di questo dovete rendervi conto…
    PRESIDENTE RIZZO: Grazie consigliere Biscardini.

    Omissis

    Sub. 2) - Emendamento N. 19 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Perché rimanga a verbale: questa non accettazione di quest´emendamento, con la motivazione che un’opera che riguarda la mobilità regionale non sia attinente all´accordo di programma, è per definizione la contestazione dell´accordo di programma. Perché se l´accordo di programma non consente al Comune e alla Regione di stabilire le finalità per cui si fa l´accordo di programma, che è proprio quella del potenziamento delle reti regionali, vuol dire che io ho parlato per niente in tutti questi giorni.
    Omissis

    Sub. 6) - Emendamento N. 19 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: In questa sostanzialmente inutile discussione, perché ruota intorno alla delibera che non dovrebbe essere discussa, emerge in modo interessante che a Brandelli una discussione e un dibattito sulle sorti e sulle strategie urbanistiche di questa città vengono fuori, forse stiamo usando il Consiglio comunale come una sede seminariale nella quale parliamo dello sviluppo urbanistico della città.
    Il consigliere Calise ha letto un pezzo della delibera che nel frattempo non c’è più, perché è stata cassata da un emendamento votato stamattina, in cui si parla di sviluppo urbanistico, di qualificazione di aree dismesse, di uno sviluppo che sarebbe promosso senza consumo di suolo, sostenendo precise ed ampie politiche di trasporto pubblico.
    Mi è dispiaciuto che stamattina sia stato dato quest’emendamento perché avevo fatto un emendamento soppressivo per punti e questo era uno di quelli, perché mi sembra che la descrizione proposta della Giunta fosse assolutamente generica, perché se dovessimo prenderlo per parti, sostengo da giorni che purtroppo la delibera sugli scali ferroviari avviene in un ambito in cui non c’è nessuna definizione dello sviluppo urbanistico di questa città, è fuori da qualunque strategia rispetto all’uso delle grandi aree disponibili in questa città, che non sono solo le aree degli scali ferroviari, è stata citata poco fa l’area dell’ortomercato, l’area di EXPO, l’area del Porto di Mare ed altre ancora, circa 5 milioni, sono sulle grandi aree, di metri quadri di cui non sappiamo sostanzialmente che farne, a meno che dentro le parole “sviluppo sostenibile senza consumo di suolo” ci sia quello che c’è nella proposta degli scali e cioè lo sviluppo edilizio, ci stiamo dimenticando che stiamo approvando o volevate approvare un accordo di programma che prevede 620 mila metri quadri di SLP e non sono una piccolissima cosa, se poi si sostiene che una cosa è fantastica che avviene senza consumo di suolo perché gli scali ferroviari hanno già consumato il loro suolo anni addietro, la cosa è abbastanza regionale, prendo le difese del consigliere Calise, perché ai più anziani come me, faccio venire in mente, se lo scalo delle Varesine, che aveva dei binari, fosse più o meno impattante dei grattacieli che ci sono sopra oggi, secondo una versione che è stata esposta poco fa non ci sarebbe stata occupazione di suolo perché quei binari lo occupavano già e quindi sostituire a dei binari dei grattacieli è esattamente la stessa cosa, a me sembra una pazzia perché con i binari lasciati lì magari oggi avremmo potuto realizzare un grande parco alle Varesine, è più difficile distruggere i grattacieli per realizzare il parco, è più facile togliere dei binari per realizzare un parco, quindi non è vero che qualunque cosa che sta sul suolo è occupazione di suolo, posso fare anche un’altra domanda: se al posto dei grattacieli ci fosse stata l’università statale, invece di metterla malauguratamente sull’area del signor Pirelli a Bicocca, probabilmente il consigliere Calise non si sarebbe scandalizzato perché avrebbe introdotto un altro Regolamento e ragionamento che invece dei grattacieli di carattere assolutamente speculativi che sono stati realizzati su quelle aree, ci sarebbe una funzione pubblica che è diverso, stessa volumetria, ma è diversa una volumetria per una funzione pubblica e una volumetria per una funzione che pubblica non è, perché – e concludo ma ci ritornerò alla fine della discussione entro mezzanotte – in tutto il dibattito che stiamo facendo non c’è un ragionamento elementare. Le aree pubbliche delle Ferrovie dello Stato è giusto che siano utilizzate per interventi di carattere privato o è giusto che siano finalizzate alla realizzazione di interventi di carattere pubblico, che sia un parco, che sia un’università, che sia un centro di ricerca? Questa è la vera differenza, non minori volumetrie, ma diverse funzioni, questa è la questione che oggi è in gioco.

    Omissis

    Sub. 7) - Emendamento N. 19 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Non intervengo per fatto personale, ma nel merito. Per fatto personale potrei solo dire che rispetto il parere di tutti, rispetto anche il parere di Gentili, non appartengo alla schiera di coloro che fanno processi su mali alle persone né nelle Aule dei Consigli comunali, né in Piazza.
    Dal punto di vista del merito dico che il dibattito che si sta sviluppando è serio e interessante, mi permetto di dire che le cose che sta dicendo oggi il consigliere Calise, forse con la sua inesperienza dal punto di vista tecnico, nascondono un sentimento vero, espressione di tanti cittadini di questa città nei confronti di una città che vorrebbero migliore e diversa e che non vedono e non intravedono nell’accordo di programma una città che cresce migliore e diversa. Questo sentimento l’hanno capito tutti, hanno capito che non stiamo discutendo degli interessi dei cittadini, ma stiamo facendo credere ai cittadini che in nome di qualche grandissimo appezzamento di terreno verde si debba fare l’interesse di qualcun altro. Quello che non abbiamo capito ancora, ma lo capiremo presto, sarà quali sono questi interessi.
    Abbiamo capito quali sono gli interessi finanziari delle Ferrovie dello Stato, quantificabili forse in un miliardo di euro, domani messi al bilancio delle Ferrovie dello Stato holding, non abbiamo ancora capito gli interessi immobiliari perché c’è una visione sbagliata anche della nostra Giunta, non solo della nostra Giunta che crede che l’immobiliarismo sia infinito e si possano mettere a disposizione tutti i metri quadri che si vuole e ci sarà sempre qualcuno che va a costruire, ma non siamo in questa fase, non c’è un mercato immobiliare infinito. Stiamo sostenendo una cosa che non c’è, anche dal punto di vista immobiliare è una cosa che non c’è.

    Omissis

    Emendamento N. 18 collegato alla delibera N/246 – RATIFICA, AI SENSI DELL’ART. 34 DEL D.LGS. 18 AGOSTO 2000, N. 267, E DELL’ART. 6, COMMA 11 DELLA LEGGE REGIONALE 14 MARZO 2003, N. 2 DELL’ADESIONE DEL SINDACO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA SOTTOSCRITTO IN DATA 18 NOVEMBRE 2015 PER LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA DELLE AREE FERROVIARIE DISMESSE E IN DISMISSIONE SITE IN COMUNE DI MILANO, DENOMINATE “SCALO FARINI, SCALO ROMANA, SCALO E STAZIONE DI PORTA GENOVA, SCALO BASSO DI LAMBRATE, PARTE DEGLI SCALI GRECO-BREDA E ROGOREDO, AREE FERROVIARIE SAN CRISTOFORO”, IN CORRELAZIONE CON IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA FERROVIARIO IN AMBITO MILANESE.

    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. Cercherei in questi pochi minuti che abbiamo a disposizione di dare ancora una volta un contributo costruttivo al nostro lavoro e alla ricostruzione di un rapporto positivo fra Giunta e Consiglio che molti Consiglieri hanno sottolineato.
    Uno è di merito: l´emendamento proposto dal Consigliere Tatarella è commovente perché impegna la Giunta a informare il Consiglio comunale rispetto ai piani attuativi dell´accordo di programma. Non so trovare altro aggettivo che “commovente”, cioè è proprio il tentativo disperato di chi non ha più potere di rivendicare un minimo spazio di potere per respirare ancora. Non è questa la questione. La questione è se il Consiglio comunale ha il potere o meno di approvare i piani attuativi che prescindono, anzi che discendono dall´accordo di programma. Noi sappiamo che abbiamo una norma nelle norme tecniche di attuazione che è l´articolo 31 che è sfuggito a tutti, che forse anche con un po´ di malizia due anni fa è stato proposto e sottoposto all´aula, che diceva già allora che l´accordo di programma non avrebbe comportato l´approvazione del Consiglio comunale dei piani attuativi mai, anche di quelli che verranno. È un potere, come ho detto l´altra sera, perenne per esautorare il Consiglio comunale dei poteri di pianificazione.
    Io avevo proposto all´Assessore precedente che prima della fine dell´anno si potesse andare in Commissione a valutare alcune varianti delle norme tecniche di illustrazione del PRG. È un argomento che avevamo sul tavolo. Io credo che si potrebbe fare questo lavoro anche nelle prossime settimane con l´Assessore Balducci. Io propongo all´Assessore Balducci di proporci un pacchetto di modifiche delle norme tecniche di attuazione in cui ci sia la modifica dell´articolo 31 affinché sia il Consiglio comunale ad approvare i piani attuativi dell´accordo di programma. Questa è una proposta precisa che non è però commovente, ma è un po´ più consistente dell´emendamento che abbiamo per le mani.
    L´altra considerazione invece, con molta calma, io credo che… Domani è sabato, dopodomani è domenica, ma non passando questo accordo di programma noi non stiamo danneggiando la città. Io personalmente non demando nemmeno al nuovo Sindaco e alla nuova Giunta i poteri per perfezionare l´accordo. Io chiedo al Sindaco, poi magari non si riuscirà, ma di fare almeno il tentativo da lunedì di riprendere in mano quest´accordo di programma, di rivederlo sulla base della discussione che abbiamo fatto, di ritornare in Regione, a Roma, con le firme dello Stato, del Governo, col ministro dei Trasporti e di poter anche sottoporre a questo Consiglio comunale un accordo di programma rinnovato prima della fine della Consiliatura.
    Non stiamo buttando via tutto, stiamo dando al Sindaco magari un potere più forte di rinegoziazione dell´accordo di programma che abbiamo per le mani. Questo è il messaggio che lascio alle 23.53 del 18 dicembre.
    PRESIDENTE RIZZO: Grazie, consigliere Biscardini.

    Omissis

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