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  • 12 ottobre 2015 - INTERVENTO NELLA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 12 ottobre 2015 - riforma del decentramento

    INTERVENTO IN BOZZA
    SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 12 ottobre 2015
    Omissis
    N/226 – DELIBERA DI INIZIATIVA CONSILIARE AVENTE AD OGGETTO: MODIFICA DEL TITOLO VII – “DECENTRAMENTO” – ARTICOLI DA 92 A 100 – E ARTICOLO XIV DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI DELLO STATUTO DEL COMUNE DI MILANO.
    Emendamento N/40
    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini, prego.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Credo che questo subemendamento, insieme all’emendamento, debba essere ritirato.
    Stiamo correndo, come dice il dottor Michele Ainis su Il Corriere della Sera, su un piano inclinato. Ci infiliamo in questioni che attengono alla democrazia con una superficialità assolutamente esagerata ed esasperata, questo è il punto vero. Stiamo parlando di un piccolo emendamento di un caso che probabilmente non si verificherà mai, ci stiamo infilando in una discussione che perde il senso del principio generale.
    Potrei sostenere la tesi che nel caso di parità bisognerebbe andare a votare come si fa in molte democrazie, non esistono categorie dello spirito per cui un giovane è meglio dell’anziano o una donna è meglio di un uomo o un magistrato è meglio di un politico, cose che sembra stiano venendo avanti in modo accelerato.
    Il tema che stiamo ponendo è un caso di scuola di un’espressione molto demagogica. Parlavo con un amico, mi ha detto una cosa che ho scritto: “È come se gli unici che non possano fare politica in questo Paese siano i politici. Non ne posso più – mi diceva dall’altra parte del telefono – di questa situazione”. È chiaro che nell’anzianità c’era una razzio, c’era la razzio dell’esperienza, dell’affidabilità, della credibilità, potrei dire della serietà, della sobrietà. Tante caratteristiche che stavano nel principio dell’anzianità.
    Ad esempio io sono un sostenitore della tesi che addirittura – mi dispiace per l’assessore Balzani – dei Sindaci ultrasettantenni, nel senso che di fronte alle avventure mi affido all’anzianità come un elemento di criterio e di giudizio perché la società civile si possa affidare a persone di grande credibilità forse al di là dello schieramento politico e forse al di là delle appartenenze.
    Il caso Matera è eccezionale, due giovani candidati Sindaci, uno del centro destra e uno del centro sinistra, si è candidata una persona, un vecchio repubblicano riconosciuto da tutti come una brava persona che aveva 82 anni, è andato con qualche lista civica ed è diventato Sindaco. Credo sia diventato Sindaco non in merito delle liste civiche, ma nel merito del fatto che avesse 82 anni. La gente fa un casino – scusatemi il termine – generale in cui la politica si sta infilando, forse è meglio prendere uno di 82 anni e dirgli: “Guida la nostra città e gestisci – a Matera – il biennio del capitale europeo della cultura”.
    Sono preoccupatissimo, come dice Aines. Abbiamo una Camera o due Camere? Noi abbiamo una Camera e mezza. Abbiamo un Senato o non un Senato? Abbiamo mezzo Senato. Abbiamo i Senatori eletti? No, abbiamo i Senatori mezzi eletti e mezzi no. Siamo tutto a metà strada, perdiamo il principio della normalità.
    Personalmente preferirei dire l’anzianità perché ritorno ad un principio dei padri costituenti perché non volevano essere lì perché erano vecchi, allora erano giovanissimi quando fecero la Costituzione, ma scrissero “anzianità”. Ci sarà una ragione per cui le cose hanno un senso.
    Invito a riflettere di fronte a questa cosa, ritiriamo quest’emendamento. Non ho fatto subemendamento, mi scuso con l’Aula per questo mio intervento tardivo, però fermiamoci un attimo. Quando le questioni sono di principio forse è meglio fermarsi un attimo.
    Omissis

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