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  • 19 gennaio 2015 - INTERVENTO AI SENSI DELL’ART. 21 SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 19 GENNAIO 2015 - commemorazione di Bettino Craxi

    Intervento di commemorazione di Bettino Craxi
    Consiglio comunale di Milano
    19 gennaio 2015
    15 anni fa moriva ad Hammamet in Tunisia Bettino Craxi, le poche righe che seguono, prese da un tagli e cuci di pensieri che oggi alcuni italiani hanno scritto sui social network, non vogliono essere la minuziosa ricostruzione storica delle vicende che videro protagonista Bettino Craxi, nel nostro paese, ma semplicemente offrire una visione “altra” dell’ex leader socialista.
    Craxi si avvicinò alla politica grazie alla militanza antifascista del padre durante la Seconda Guerra Mondiale, entrando di lì a poco nel Partito Socialista. Negli infuocati degli scontri universitari cominciò a maturare quella che sarà una costante del suo progetto politico: la voglia di autonomia, del suo Paese e del suo partito. I socialisti in Italia, infatti, vivevano in quegli anni ancora all’ombra del PCI, schiacciati dalla forza elettorale e culturale del partito egemone della sinistra italiana.
    Craxi diede dignità ad un PSI indipendente dandogli una rinnovata indentità culturale, che fu descritta nel saggio del 1978 intitolato “Il Vangelo Socialista”. Partendo da Proudhon ed arrivando a Bobbio, passando per Rosselli, Gilas e Russell, il leader socialista tracciò il profilo di una dottrina democratica, laica e pluralista, in contrapposizione con la lezione marxista.
    In quello stesso anno, durante i 55 giorni del sequestro Moro, fu uno dei pochi politici a spingere per l’apertura di trattative con le Br, contro la «linea della fermezza» espressa dai maggiori partiti del paese: DC e PCI. Questa inaspettata dimostrazione di coraggio e indipendenza portò il leader democristiano a rivolgersi direttamente a lui con alcune lettere dalla prigionia, chiedendogli di fare il possibile per mobilitare la classe dirigente italiana.
    Nel 1979 arrivò l’ennesimo “strappo”, con l’assenso all’installazione degli «euromissili» americani sul territorio italiano, in risposta allo schieramento degli SS-20 da parte dell’URSS. Una presa di posizione che fu subito bollata dai comunisti come la conferma dell’asservimento di Craxi agli USA e della “mutazione genetica” dei socialisti sotto il nuovo segretario. Ma queste facili letture furono smentite nel tempo e soprattutto quando Craxi, Presidente del Consiglio, nel 1983 intervenne a Sigonella. Fu questo il momento più alto di tensione tra Italia e gli Usa di tutto il dopoguerra, in cui la concezione di sovranità nazionale imposta dal capo del governo risultò inaspettatamente vincente.
    L’apice della politica di Craxi venne raggiunto sul tema della Palestina quando in un dibattito parlamentare giunse ad affermare: «Io contesto all’OLP l’uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che la lotta armata non porterà a nessuna soluzione. Non ne contesto la legittimità, che è cosa diversa», portando ad esempio le lotte risorgimentali italiane, necessariamente violente nell’ottica dell’indipendenza nazionale.
    Pochi sanno e pochi vogliono riconoscere che Craxi e i socialisti garantirono per lunghi anni l’appoggio ai dissidenti e rivoluzionari di diverse parti del mondo, dal Medio Oriente, all’Africa, all’America Latina, e in particolare contro il Cile di Pinochet schierandosi dalla parte del popolo e degli esuli.
    A Craxi non si vuole di solito riconoscere il grande impegno per il suo paese e per difendere le sue imprese e la sua economia. Come dice lo storico Marco Gervasoni, il governo-Craxi evitò ogni privatizzazione e cercò sempre il coinvolgimento dei sindacati nella politica della concertazione e così fu anche nel caso del referendum sulla scala mobile.
    Craxi difese l’Italia e la sua economia ma nonostante questo dal ’93 in poi passò come capro espiatorio, responsabile di tutti i mali del paese, mentre altri esponenti della prima Repubblica torneranno sulla scena di lì a poco.
    Quello che è certo è che mai come nel periodo seguente a tangentopoli si è assisto invece alla più grande crisi dell’economia italiana e i governi che sono succeduti dopo il 1994 hanno prodotto le più dannose privatizzazioni di tutta la storia italiana (quelle di proprietà del Ministero del Tesoro, come: Telecom, Seat, Ina, Imi, Eni, Enel, Mediocredito Centrale, Bnl; dell’Iri come Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit, Ilva, Stet; dell’Eni: come Enichem, Saipem, Nuovo Pignone; dell’Efim e di altri enti a controllo pubblico, come: Istituto Bancario S. Paolo e la Banca Monte dei Paschi di Siena; di enti pubblici locali, come Acea: Aem, Amga. Solo per dare l’idea…). Mentre la nuova politica depauperava l’economia pubblica, la corruzione aumentava e l’incapacità della classe politica mostrava tutta la sua consistenza.
    Ma oggi ricordiamo Craxi anche come milanese e come consigliere nel nostro Comune.
    Craxi frequentò il Liceo ginnasio statale Giosuè Carducci e iniziò ad avvicinarsi giovanissimo alla politica; nel 1953 a 19 anni entrò nella federazione milanese del Partito Socialista, diventandone presto funzionario di Sesto San Giovanni, mandato li a confrontarsi con i lavoratori della Falck e della Breda.
    Dopo un´esperienza di amministratore come consigliere comunale a Sant´Angelo Lodigiano, Craxi fu eletto consigliere comunale di Milano nel novembre del 1960. Poco dopo viene nominato assessore all´Economato. Sarà riconfermato consigliere nel novembre 1964 e proseguirà il suo impegno pubblico come assessore alla Beneficenza e Assistenza. Di lui si ricorda l’impegno per rafforzare ed estendere il sistema delle mense cittadine.
    Quindi, la vicenda di Craxi non si può dimenticare e non si dimenticherà mai, perché resta da un lato una macchia indelebile nella democrazia di questo paese dall’altro perché la sua morte lontana dal suo Paese, non tiene lontano la sua storia e la sua attualità.

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