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Associazione Riaprire i Navigli



  • 22 giugno 2005 - Atto n. 2-00738 - Promozioni disposte dal Consiglio di amministrazione per il personale della Polizia di Stato

    Seduta n. 825

    MALABARBA , DALLA CHIESA , SALVI , RIPAMONTI , FALOMI , ACCIARINI , CASTELLANI , PASQUINI , LIGUORI , SODANO Tommaso , TOGNI , MARTONE , CAMBURSANO , ZANCAN , VITALI , FLAMMIA , BONAVITA , BISCARDINI , ROTONDO , DI GIROLAMO , BRUNALE , PIZZINATO , GRUOSSO , DI SIENA , VISERTA COSTANTINI , GARRAFFA , BRUTTI Paolo , DATO , BARATELLA , BATTAGLIA Giovanni , FASSONE , FORMISANO , DONATI , MACONI , BEDIN , COVIELLO , DE ZULUETA , BAIO DOSSI , MAGISTRELLI , LONGHI , ZAVOLI , TESSITORE , DETTORI , MONTICONE , STANISCI , PAGLIARULO - Al Ministro dell´interno. -

    Premesso che:

    il 13 giugno 2005 il Consiglio d’amministrazione per il personale della Polizia di Stato ha promosso 13 funzionari alla qualifica di dirigente superiore e 60 alla qualifica di primo dirigente, con decorrenza retrodatata al 1º gennaio 2005;

    tra i 13 promossi alla qualifica di dirigente superiore figura il dottor Vincenzo Canterini e tra i 60 nuovi primi dirigenti il dottor Alessandro Perugini;

    tali promozioni, benché sostanzialmente discrezionali e al di fuori di qualsiasi procedura concorsuale (eccezion fatta per il 20 per cento dei primi dirigenti), avvengono sulla base di scrutini per i quali l’Amministrazione dell’Interno e il Dipartimento di pubblica sicurezza fissano, periodicamente, appositi “Criteri”;

    il dottor Canterini è stato rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Genova, insieme ad altri 28 funzionari della Polizia di Stato, nel procedimento n. 14525/01 RGNR per concorso nei reati di falso ideologico, calunnia e lesioni personali aggravate per i fatti avvenuti la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, in occasione del vertice G8, presso l’istituto scolastico Diaz-Pertini di via Cesare Battisti, dove circa 200 agenti di polizia in larga parte alle dipendenze del dottor Canterini, all’epoca comandante del Reparto mobile di Roma, fecero irruzione e commisero gravi violenze nei confronti di 93 persone che vennero arrestate sulla base di prove di cui la magistratura ha ampiamente accertato la manipolazione;

    il dottor Perugini, all’epoca funzionario della Digos genovese, è noto alle cronache per la partecipazione al pestaggio di un manifestante minorenne davanti alla Questura di Genova, durante la manifestazione contro il G8 del 20 luglio 2001, episodio per il quale è stato rinviato a giudizio, dinanzi al Tribunale del capoluogo ligure, nel procedimento n. 13626/01 RGNR, per concorso in lesioni aggravate nonché falso ideologico e calunnia in relazione ad alcuni arresti di dimostranti eseguiti nel medesimo contesto;

    il dottor Perugini è stato anche rinviato a giudizio, insieme ad altri 44 appartenenti alla Polizia di Stato, alla Polizia Penitenziaria e all’Arma dei Carabinieri, nel procedimento n. 13082/01 RGNR, per concorso nei reati di abuso d’ufficio, abuso d’autorità su arrestati, violenza privata e lesioni personali, tutti variamente aggravati “per aver commesso il fatto su persone in condizioni di minorata difesa”, poiché era il responsabile della Polizia di Stato nel sito penitenziario provvisorio che venne istituito nella caserma di Genova-Bolzaneto sede del VI Reparto mobile, dove furono commessi abusi d’ogni sorta e violenze ai danni dei manifestanti arrestati durante le manifestazioni del 20 e 21 luglio 2001;

    il comportamento delle forze dell’ordine al G8 di Genova, l’uccisione di Carlo Giuliani da parte di un carabiniere e i drammatici fatti della scuola Diaz e di Bolzaneto sono stati oggetto di pesanti critiche dalla cultura democratica del nostro paese, apparse sulla stampa del mondo intero, nonché di ripetuti interventi di Amnesty International e di riservate raccomandazioni del Comitato parlamentare di prevenzione della tortura, nonché di buona parte dei lavori del Comitato parlamentare d’indagine istituito nell’estate del 2001;

    lo stesso Comitato parlamentare poté valutare le relazioni degli ispettori inviati a Genova dai vertici della polizia e in particolare le conclusioni del dottor Pippo Micalizio che si occupò del blitz alla Diaz e, fin dalla relazione consegnata il 31 luglio 2001, il Capo della Polizia, prefetto Gianni De Gennaro, promosse una serie di procedimenti disciplinari a carico dei funzionari, successivamente indagati e rinviati a giudizio dalla magistratura, e indicò particolari responsabilità a carico del dottor Canterini in qualità di comandante del VII nucleo sperimentale antisommossa del I Reparto mobile della Polizia di Stato al quale appartenevano, secondo gli accertamenti fin qui condotti della magistratura, gran parte degli agenti che presero parte ai pestaggi, non identificabili in quanto indossavano casco protettivo ed erano quasi tutti travisati con il fazzoletto sul viso (come si legge, da ultimo, nell’ordinanza di archiviazione depositata il 15 giugno 2005 dalla giudice per le indagini preliminari Lucia Vignale);

    subito dopo il G8 il VII nucleo venne sciolto, sia pure senza formali atti pubblici, così come era avvenuta la sua costituzione, per le specifiche esigenze del vertice di Genova, all’interno del Reparto mobile di Roma;

    in varie occasioni, secondo la stampa, per decisione dei vertici della polizia che sembravano così dare atto dell’inadeguatezza del funzionario, il dottor Canterini venne escluso dalla diretta gestione del personale del Reparto di cui è rimasto comandante fino all’aprile 2004, in particolare in relazione a rilevanti servizi di ordine pubblico come ad esempio il Social forum europeo di Firenze del novembre 2003 e alcuni altri eventi;

    il dottor Perugini a seguito del G8 del luglio 2001 non ha più prestato servizio presso la Digos di Genova, evidentemente perché il Dipartimento di pubblica sicurezza ha riconosciuto, se non altro, che non era opportuno mantenerlo all’interno di un ufficio nel quale il funzionario aveva lavorato per diversi anni;

    il dottor Canterini in più di un’occasione ha avuto modo, sulla stampa, di lamentare la sua condizione di “capro espiatorio” della vicenda Diaz; in particolare, nel gennaio 2003, è arrivato a formulare accuse e velate minacce nei confronti di colleghi e superiori in relazione a quanto avvenne nella scuola, chiedendo tra l’altro l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta con pieni poteri inquirenti, per esempio nell’intervista a “Il manifesto” del 16 gennaio 2003, nella quale accusava “la catena di comando che ha progettato e fatto eseguire la perquisizione alla scuola Diaz”, e in quella concessa al “Secolo XIX” del 30 gennaio 2003, nella quale il funzionario aggiungeva, tra l’altro, che “la catena di comando era fatta di papaveroni. Io cosa c’entro in tutto quello che hanno deciso? In polizia contano i gradi e alla Diaz c’erano pezzi da novanta. Tutti o quasi provenienti dal mondo delle squadre mobili, dal mondo del capo della polizia Gianni De Gennaro… E i capi si mantenevano in contatto con Roma, prima, durante e dopo”;

    la promozione del dottor Canterini, a giudizio degli interpellanti, può dunque essere interpretata come una sorta di ricompensa al funzionario per la sua scelta di non procedere oltre nelle accuse ai superiori e agli stessi vertici della polizia,


    si chiede di sapere:

    quali siano i “Criteri” adottati dal Consiglio di amministrazione per il personale della Polizia di Stato per le promozioni disposte il 13 giugno 2005;

    quali valutazioni abbiano permesso di applicare tali “Criteri” alle figure dei funzionari Canterini e Perugini, rinviati a giudizio per reati di falso, calunnia e lesioni personali commessi nell’esercizio delle loro funzioni di polizia, preferendoli a centinaia di primi dirigenti che non saranno mai promossi dirigenti superiori e di vicequestori aggiunti che non saranno mai promossi primi dirigenti.

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